Quanta dura un paio di occhiali?

É proprio vero. Non esistono piú gli occhiali di una volta: quelli che dopo 20 anni di utilizzo erano ancora perfetti! O forse no?

Siamo rimasti con l'idea che le cose costruite una volta fossero migliori di quelle fabbricate oggi.
In ambito automobilistico molto é cambiato: le auto sono piú durevoli, richiedono meno manutenzione e sono piú sicure! Nell'edilizia le case moderne sono dotate di serramenti che ne migliorano l'efficienza termica e di impianti che ne riducono i consumi.

Forse questa idea che molte cose fossero costruite meglio la dobbiamo a quegli elettrodomestici, che sono diventati piuttosto economici e al tempo stesso complessi, quindi soggetti ad usura e guasti. O agli strumenti elettronici che pare abbiano una obsolescenza programmata, inserita dal produttore stesso al fine di vendere il modello di smartphone piú recente.

Nel campo dell'occhialeria ho potuto osservare, nel corso degli anni variazioni, nella qualitá dei prodotti e servizi forniti, non solo da diversi distributori ma anche da uno stesso produttore.

Andiamo ad analizzare cosa é cambiato rispetto ad un tempo e quali sono i fattori critici che hanno reso alcuni occhiali meno durevoli.
  • Astine flex.
    Introdotti negli anni 90, i meccanismi flessibili delle aste venivano proposti come sistema per rendere l'occhiale piú durevole e confortevole in quanto erano in grado di gestire brevi estensioni delle aste oltre la posizione di calzata. Col tempo sono stati miniaturizzati e offrono lo stesso comfort ma non la medesima resistenza. Richiedono maggiore attenzione se gli occhiali vengono a contatto con l'acqua: questa si puó infatti insinuare nel meccanismo ossidandolo.
    Personalmente trovo piú lungimirante l'uso di meccanismi flessibili riparabili; purtroppo molti produttori utilizzano meccanismi sigillati che, in caso di guasti, richiedono la sostituzione dell'intera asta.
  • Innovazione nei materiali
    Materiali come l'acetato di cellulosa o il metallo sono piuttosto collaudati... Spesso peró dobbiamo gestire problematiche legate al peso della montatura che viene indossata tutto il giorno! Ci vengono in soccorso materiali l'Ultem o il TR90. Si tratta di materiali piú leggeri dell'acetato di cellulosa ma anche piú delicati chimicamente: non devono entrare a contatto di alcol o acetone e bisognerebbe evitare di surriscaldarli. Come metallo leggero si usa spesso il titanio: ipoallergenico, non ossida ma ha una struttura meno duttile (quindi si puó spezzare). Sempre parlando di innovazione nei metalli esistono anche strutture a memoria di forma, ovvero che, se piegati, tornano alla forma originale. Questi ultime leghe di metalli peró possono sofrire di "fatica" ed un bel giorno potrebbero rompersi senza apparente motivo.
  • Lavorazioni particolari
    Celluloidi opache si usurano rapidamente a causa di lavorazioni che rendono il materiale piú poroso. Stessa sorte per le gommature che aumentano il grip e il confort ma si deteriorano piú velocemente.
  • Materiale delle lenti.
    Un tempo le lenti erano solo di vetro e prive di trattamenti antiriflesso. L'unico modo di rovinarle era farle cadere a terra. Oggi disponiamo di lenti infrangibili con trattamenti di superficie di ogni tipo: indurimento, antiriflesso, anti UV, selettive della luce blu, antiappannanti o antiimbrattamento. Le lenti infrangibili sono piú leggere e sicure ma richiedono piú accortezza perché non vanno esposte a temprerature elevate o prodotti aggressivi.
  • Produzione in economia
    Uno dei fattori dell'usura delle montature é la produzione economica. Lastre di acetato non stagionate a dovere diventano occhiali che in poco tempo si stringono, incurvano le lenti e rischiano di spezzarsi. Gli occhiali in metallo rischiano di rompersi o ossidarsi piú rapidamente a causa di trattamenti e saldature fatte in fretta.
Questi sono i 5 fattori di costruzione piú frequenti che possono influenzare la durata di un occhiale.
Vi é mai capitato qualcosa di simile? O se volete riportare altre casistiche scrivetele nei commenti: saró lieto di leggerle.


Commenti

  1. Ciao Alberto, per tua esperienza quanto dovrebbe durare un paio di lenti ben tenute? Ho un paio di tokai 1.60 di 4 anni che dentro hanno l'AR leggermente screpolato, e purtroppo diversi graffi all'esterno che mi sorprendono data l'attenzione che vi faccio.
    I trattamenti antigraffio sono di simile performance per tutti i produttori ad oggi?
    Per gli antiriflesso, c'è una temperatura indicativa sotto cui rimanere per stare tranquilli? (O una tabella, se ho capito bene varia in funzione del materiale peggiorando col salire dell'indice di rifrazione)
    Grazie!

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    1. ad essere precisi, quando si rovina l'antiriflesso é perché si é rovinato l'antigraffio. I materiali si espandono e contraggono al variare delle temperature; i trattamenti, in particolare l'indurimento di superficie (su cui poi si aggrappa l'antiriflesso), tende ad essere piú rigido: a causa di questa incongruenza tra le due strutture si formano delle screpolature.

      Ci sono trattamenti di indurimento e antiriflesso piú elastici o con migliore adesione... alcuni produttori offrono diverse opzioni per avere indurimenti piú resistenti ma piú o meno son tutti simili.

      Per quanto si trattino bene le lenti sono spesso a contatto col viso e attaccate da sebo e sudore. Occhio a cosa si usa per pulire le lenti; Qua e la si legge che il detersivo per piatti va bene... Io lo eviterei: ci sono molte formule di detersivo e non é detto che tutte facciano bene. Idem per il sapone neutro per le mani (ma con molto meno rischio). Personalmente sono contro l'uso di qualunque cosa che non sia microfibra e un detergente specifico.
      E non vanno esclusi elementi esterni come la salsedine.

      Riguardo quale temperatura stare tranquilli: in genere sotto i 35 gradi... ma quello che fa piú male sono i cambi repentini: ad esempio passare da -5 a +15 (sciare all'esterno ed entrare in baita) o in auto in estate (da +35 esterno a +20 interno... a volte +35, poi +60 e poco dopo +25 perché l'aria condizionata ha raffreddato l'ambiente).

      Alcuni materiali sono meno soggetti a variazioni ma non esiste una tabella di riferiemento per le temperature. Inoltre sollevo un problema: saremo realmente capaci di attenerci a tale tabella? Si possono valutare rischi e optare per soluzioni idonee: ad esempio se un cliente lavorasse in fonderia (sempre che mi venga comunicato) suggerirei di usare lenti di vetro su luogo di lavoro.

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